Km percorsi 24 in 5 ore e mezza.
Ieri siamo stati tutto il pomeriggio su una secca del torrente. Abbiamo fatto tanti bagni e io ho riprovato L’ebrezza del lavarsi con l’acqua ghiaccia. Neanche a casa ho tutto questo coraggio, ma li per li, gioco forza, ne sei quasi costretto. Lavo alla meno peggio anche i panni della giornata e cerco di rattoppare le scarpe che giorno dopo giorno si stanno lentamente sfaldando.
Preparo il giaciglio per la notte e al calar del sole chiudo occhio.
Scena tragicomica: nel cuore della notte i due miei compagni di sventura fiutano o sentono qualcosa. Partono alla caccia. Loro legati allo zaino e io che usavo lo zaino come cuscino. Mi son ritrovato qualche metro più a valle, con un sacco a pelo ormai inumidito e la tipica confusione in testa di chi viene svegliato di soprassalto e trascinato di qualche metro. Ormai la notte è andata . La mattina mi sveglio che ancora il cielo è nero. C’è umidità, molta umidità. Sento freddo. Per la prima volta mi terrò la felpa addosso fino a che il sole non è già alto.
Riguado il torrente in equilibrio precario. Scalzo, con lo zaino addosso, scarpe e calzini in una mano e nell’altra la luce del cellulare ad illuminare il percorso. Per fortuna riesco a non cadere. Mi asciugo e in tutta fretta mi rivesto. Abbiamo perso fin troppo tempo e la tappa di oggi è lunga.
Il passo è buono. L’aria frizzante rinvigorisce i pelosi mentre io combatto con il naso tappato. Siamo rapidi e attraversiamo molti specchi d’acqua, che corrispondono ad altrettanti bagni.
Arriviamo a pochissimi km da Monteriggioni che il sole è già troppo caldo. L’ultimo pezzo di cammino è quasi da girone dantesco. Mi ha ricordato per un certo verso le mesetas spagnole: un lungo tratto di strada dritta, bianca, con a fianco campi coltivati ma senza un briciolo di ombra.
La meta però è lì, si vedono bene le torri e la cinta muraria.
Saliamo quasi annaspando l’ultimo strappo di circa 400 metri, se non forse qualcosa meno.
Varchiamo la porta ed eccoci qui. Acqua per tutti.
Stanotte voglio avere almeno un punto di riferimento per dormire. Parlo con il responsabile di un ostello. Ci fa dormire, fuori, su un prato di margherite, a fianco delle mura, tra splendidi ulivi.
Come rifiutare un offerta del genere.
Siamo stati i primi ad arrivare. Stavolta faremo noi accoglienza a chi sopraggiungerà.
Un mega saluto dai due quadrupedi risoprannominati per oggi Titiro e Melibeo, e da me, che anche oggi ho fatto da Caronte e son riuscito a trasportare incolumi le anime dannate.
Tappa 11
