Il pittore spagnolo Francisco Goya sul finire del secolo diciottesimo interpreta un opera dai temi attuali.
FANTASIA, RAGIONE, MOSTRI. Secondo Goya
La fantasia è alla base di tutte le creazioni. Se questa è lasciata delirare in maniera incontrollata, senza il supporto della ragione, condurrà ai mostri e a tanti elementi inesistenti; se, invece, la ragione è sveglia e si unisce alla fantasia, in un intimo connubio tra regola e genio, si dà vita a uno strumento dalla potenza inesauribile. I mostri, infatti, simboleggiano proprio quelle forme e quei processi mentali che, relegati negli abissi del subconscio, dopo il sonno della ragione hanno potuto finalmente palesarsi: l’uomo, in questo modo, non è oppresso da forze esterne, bensì è in conflitto con sé stesso, travagliato da queste orribili visioni scaturite dalla sua anima.
Nonostante la lontananza temporale dell’opera, stiamo vivendo tempi di profondo sonno interiore, in una costante fase R.E.M. dove solo per grazie ricevuta non stiamo sprofondando nel buio che ci stiamo creando attorno. Un po’ come nei film tragicomici di Fantozzi e nella sua descrizione di un Italia post bellica e in pieno boom economico, oggi si rivivono le solite macchiette all’italiana, e quello che un tempo ci faceva ridere a crepapelle, ora ci fa sorridere a denti stretti quasi in una smorfia di impotenza. Com’è possibile che tutto rimanga così invariato?
I dispositivi che abbiamo a disposizione per elevarci, ci spingono legati come animali da circo sempre più giù nell’abisso, più soli, a tu per tu con i nostri istinti animali. Amici social, Informazioni h24, Cultura prêt-à-porter, Libertà di parola. Non abbiamo gli strumenti per difenderci, la capacità di andare oltre le parole, la fermezza di poter dare un giudizio con cognizione di causa. Ci affidiamo a pescivendoli che solcano mari al posto nostro e ci raccontano di un mondo che non c’è. E pensiamo, perché sta tutto qui il pericolo, che fuori sia come viene raccontato.
Ma sono cambiati anche i pescivendoli; prima raccontavano di quanto fosse bello il mare aperto, pericoloso e affascinante al tempo stesso, ricco di creature non ritrovabili sulla terra ferma… e noi a sognare di infiniti spazi blu cobalto e di colori immensi. Ci credevamo con tutto il cuore, ma mai fino in fondo.
Oggi si racconta di una Cina dilaniata da un potentissimo virus, capace di sterminare l’essere umano nel giro di un giorno mese anno, insomma nell’arco di un tempo non definito. Virus creato in laboratorio, trasmesso al serpente e poi al pipistrello e infine all’uomo, o viceversa, trasmesso dall’uomo al pipistrello, da questo al serpente che poi a sua volta ha infettato un laboratorio. Si trasmette per tosse, per contatto o per sguardo smaliziato.
La stima è di un numero variabile da 15.000 a 70.000 di decessi. Peccato che si parli del numero di morti attesi in Europa ogni anno a causa dell’influenza, altro virus. Però di questo se ne parla poco o nulla.
L’esotico tira sempre di più. E maggiore è la sua lontananza, maggiora sarà l’effetto raccontato. Nel calcio per esempio, avere il suffisso -nho è marchio di qualità, con buona pace dei vari Gargiulo, Pirrone, Vagobelli di turno.
Il sonno della ragione genera mostri, la (mal)informazione ci rende mostri.
Se proprio non riuscite a fare lo sforzo di pensare, affidatevi a persone valide, non ai primi pescivendoli che si professano grandi pescatori, ma alla fine con la loro barchetta a remi non si allontanano dalla bocca dell’Arno.