Sarria – Portomarin. Km 22,5.
Notte fantastica. Dormita unica. Sveglia perentoria ma onesta. Ore 6:20 imbocchiamo la strada segnalata dalle conchiglie e dalle frecce gialle. Strada in salita. Passo più veloce del solito. Anche Manuela sembra aver cambiato marcia. Camminiamo per più di tre ore prima di concederci per la prima meritata pausa con tanto di colazione. Ci fermiamo al pilastrino che segna i -100 km a Santiago. Foto di rito. E foto di rito con autobus che scarica comitiva di giapponesi attempati. Simpaticamente fanno 10 minuti buoni di streching prima di mettersi in marcia. Anche oggi siamo in compagnia di Nicola e Sara. E la strada sembra sempre più piacevole anche se ho accumulato tantissima fatica e sto iniziando ad accusare anche i piccoli strappi in salita, e l’odio per le discese, che già avevo prima del viaggio, ha raggiunto valori epici.
Adesso è un altro viaggio. C’è un tempo per tutto: per la solitudine e per la condivisione. Pensavo di non essere pronto e invece sono qui. Dolori dispersi a macchia di leopardo, ma una determinazione a finirlo questo percorso.
Non so il perché, ma il richiamo per quella piazza dove tutto trova compimento è forte.
Mentre cammino mi figuro i giorni passati tra polvere, sudore, sole e pioggia. Faccio fatica a ricordare i nomi dei posti e la loro scansione temporale. Ma c’è un filo rosso che unisce i giorni qui in terra di Spagna, e si sta avvicinando quello ultimo, quello dove termina il lungo filo che da quasi un anno mi tiene legato.
Fuori c’è il sole, lo zaino ha ancora il telo per la pioggia, non ho più gli scarponcelli ai piedi e sono pronto per la routine del dopotappa.
Un abbraccione da Chri, Manuela e la gang del bosco che come di consueto riposa in pace.
Giorno ventisette
