O Pedrouzo – Santiago. Km 20.
Il grande giorno.
Ho scelto di non scrivere molto, solo la tappa. Molte cose voglio tenerle per me.
Partenza prestissimo, h 5:00 già con zaini sulle spalle e luce frontale accesa. Manu c’è, non vuole perdersi l’epilogo.
La notte l’ho dormita benissimo. Neanche un po’ di pioggia mi ha smosso di 1 centimetro.
Ancora boschi di eucalipto sulla nostra strada e terra battuta. Passo svelto verso la meta. Manu è serena e si concede qualche sketch che mi strappa sorrisi. Tanti pellegrini negli ultimi 10 km e tantissime foto ai cani. Camminiamo letteralmente sul velluto. In men che non si dica arriviamo alla montagnola che domina la città. Preferisco fare la via bassa perché non voglio vedere il mio punto di arrivo. Entriamo in città, ancora nessuna emozione particolare. Inizio però a sentire tutti i dolori che mi son portato fino a qui. Chiedo a Manu di percorrere l’ultimo chilometro che ci divideva dalla Cattedrale da solo con i due quadrupedi. Acconsente senza troppe domande, ma con la faccia di chi in cuor suo non ne capisce il senso dell’azione. Voglio stare solo. Ho il timore di cedere e me ne sarei vergognato.
Rapido percorro la discesa. Tanti musicisti di strada si esibiscono e fanno da colonna sonora all’entrata trionfale nella grande piazza della Cattedrale.
Sono arrivato.
Un enorme sorriso.
Il resto qui con me.
Grazie a tutti per avermi dato forza nei momenti di debolezza. Vi auguro questo e molto di più nelle vostre vite.
Un ultimo saluto da Chri, Manuela la donna dalle palle cubiche e dal sorriso riscoperto, e da tutta la gang del bosco i quali sono i veri protagonisti di questa mia avventura.
Giorno trentuno (ultima tappa)
